Olivetti: una complessità virtuosa

29/10/2024

Ci sono persone delle quali più se ne parla e se ne scrive tanto più crescono l’attenzione e gli approfondimenti capaci di ispirare una visione, di offrire elementi per scelte coraggiose. Una di queste persone è Adriano Olivetti. Stupisce che a distanza di tanti anni sia ancora un punto di riferimento e si continui a scrivere e a parlare di lui. Questo libro, che richiama pensieri di Adriano e personaggi che hanno fatto parte della sua cerchia o che hanno costituito il suo mondo culturale e filosofico, dimostra che con gli stessi pezzi e nuove riflessioni si possono montare nuovi puzzle di grande interesse. Gli autori sono docenti dell’Ateneo fiorentino di materie scientifiche e umanistiche (Lorenzo Capineri, Carlo Odoardi, Nicola Cangialosi); un cultore della materia elettronica (Antonio Chini); una ricercatrice del CNR (Erica Rizziato); un architetto e urbanista (Mario Piccinini); ex olivettiani del mondo commerciale (Galileo Dallolio), del personale e della formazione (Lauro Mattalucci e Paolo Rebaudengo) che in comune hanno l’interesse a trasferire ai giovani il pensiero di Adriano; quasi tutti fanno parte di Olivettiana - Associazione di Promozione Sociale. Il titolo del libro centra le caratteristiche di Adriano, che univa aspetti che possono apparire contrastanti mentre in realtà sono complementari: uomo laico e religioso, imprenditore e umanista, ingegnere e operaista, internazionalista e comunitario. Un uomo complesso; virtuoso perché mira a ‘ideali superiori’ che vuole raggiungere e far raggiungere attraverso il lavoro che si impegna a rendere meno penoso qualificandolo e per il quale crea scuole e centri di formazione, biblioteche e servizi sanitari di fabbrica. La sua visione è comunitaria: metteva al centro la persona, ma mai l’individualismo, anzi, connessa all’ambiente, al lavoro, alle relazioni. È questo il vero modo per valorizzare i diritti individuali. Il lavoro in Olivetti, prima ancora del 1° gennaio 1948 – quando entrò in vigore la Costituzione che sancisce che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e all’art. 36 che la retribuzione cui ha diritto il lavoratore deve essere proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa – rispetta e sviluppa quei principi, concretamente, accanto al salario offre una casa, servizi sociali e culturali, trasporti collettivi da casa al lavoro, scuole per l’infanzia e colonie estive, per le lavoratrici lunghi congedi retribuiti prima e dopo il parto. Anticipa anche l’art. 41 della Costituzione – l’iniziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana – poiché Adriano punta alla redistribuzione degli utili su tutta la comunità, concretamente, a partire dai piani urbanistici; crede nella funzione sociale dell’impresa (come vuole l’art. 42 della Costituzione). Infine, punta a forme di cogestione – in questo osteggiato, come viene scritto nel libro, ma in parte realizzate – mentre l’art. 46 della Costituzione «riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende», ma «nei modi e nei limiti stabilite dalle leggi», leggi mai giunte in Parlamento. Dunque, egli anticipa la Costituzione e ne realizza parti che oggi sono violate proprio per quanto riguarda il lavoro e la sua valorizzazione, specie nei salari e nella sicurezza. Ecco perché è quanto mai attuale il suo insegnamento. Ad esso guardano gli autori di questo libro, che ringraziamo di cuore per la competenza e la passione, indirizzato principalmente ai giovani studenti, nei vari aspetti che vengono esaminati: dalla spiritualità (Rebaudengo), alla evoluzione dell’impresa (Dallolio), alla ricomposizione della cultura tecnico-scientifica e quella umanistica (Mattalucci), agli interventi che raggiungono il Mezzogiorno (Piccinini), alle connessioni tra lo sviluppo personale e quello organizzativo (Rizziato), all’insegnamento delle materie tecnico scientifiche che devono allargarsi a quelle economiche, umanistiche e sociali (Capineri e Chini), sino a come il potenziamento dell’innovazione organizzativa possa valorizzare la complessità (Odoardi e Cangialosi). Questo libro vuole insomma contribuire, attraverso il pensiero olivettiano, ad aiutare chi crede nella necessità concreta di contenuti etici nell’impresa e nel pressante bisogno di responsabilità sociale e ambientale, tanto più di fronte all’affermarsi della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, caratterizzata da automazione spinta, internet delle cose, evoluzioni dell’ICT, intelligenza artificiale. E proprio cercando un’etica che orienti l’uso dell’intelligenza Universale l’ispirazione di Olivetti, che per certi versi l’ha anticipata, ha molto da dire, anche nella sua intransigenza a mettere sempre al centro la persona, mai la macchina.