Ottava Settimana internazionale dell'Open Access, 20-26 ottobre

21/10/2014

L'Università di Firenze e le sue politiche Open Access: le azioni intraprese

- dai primi anni del 2000 ha dato vita alla Firenze University Press (FUP), che pubblica anche opere ad accesso aperto;
- dai primi anni del 2000 ha realizzato l'Archivio E-Prints, il repository di ateneo, sostituito nel gennaio 2013 dal nuovo repository FLORE, Florence Research, integrato con U-Gov;
- il 4 novembre 2004 ha firmato la Dichiarazione di Messina, di cui quest'anno ricorre il decennale. Il 4 novembre 2014 l'Università di Firenze sarà presente alla due giorni di celebrazioni e dibattito che si terrà all'Università di Messina e che si concluderà con la firma della Messina Open Access Road Map 2014-2018;
- con decreto rettorale del 19 maggio 2011, il Rettore Alberto Tesi ha istituito la Commissione Open Access di ateneo, che ha proseguito istituzionalmente il lavoro iniziato nel maggio 2010 dal Gruppo OA di ateneo. Scopo della Commissione, costituita da rappresentanti delle varie aree disciplinari e dai servizi interessati (bibliotecari, informatici e ufficio ricerca), è stato presentare una policy di ateneo sull'OA e predisporre il progetto di un nuovo repository istituzionale, ispirato dalla policy di ateneo, che facilitasse il deposito dei contributi da parte dei docenti;
- ha espresso in maniera chiara e inequivocabile il proprio sostegno al movimento open access, affermando nel nuovo Statuto, approvato il 25 luglio 2011, che l'Università "fa propri i principi dell'accesso pieno e aperto alla letteratura scientifica e promuove la libera diffusione in rete, nei circuiti della comunità scientifica internazionale, dei risultati delle ricerche prodotte in Ateneo" (art. 8, Ricerca scientifica, comma 2);
- l'11 aprile 2012 ha approvato all'unanimità, con delibera del Senato accademico, la policy sull'OA;
- nel 2014, una lettera inviata dal Rettore ai Direttori dei Dipartimenti, ha nuovamente sottolineato il forte legame tra valutazione della ricerca, accesso aperto e necessità di avere repository istituzionali aggiornati e consultabili, rimarcando l'utilità di "promuovere tra i colleghi il deposito in U-gov dei testi completi delle proprie pubblicazioni [...], incoraggiare il deposito Open Access [...] per moltiplicarne visibilità e impatto nella comunità scientifica".

Il movimento Open Access nasce nel mondo accademico alla fine degli anni Novanta del secolo scorso con lo scopo di favorire la comunicazione e la disseminazione della conoscenza nell'era di internet, nella consapevolezza che essa progredisce con la condivisione del sapere.

Molte università di ogni parte del mondo hanno aperto repository istituzionali, cioè una collezione digitale che raccoglie e valorizza la produzione scientifica dei propri studiosi. I vantaggi per gli autori che depositano i loro contributi sono molteplici, in primis una rapida e ampia diffusione dei risultati della propria ricerca: rapida perché essa non dovrà aspettare i tempi di pubblicazione tipici della stampa; ampia perché il contributo sarà accessibile in un ambiente digitale, diffuso a livello internazionale, con un conseguente aumento della sua visibilità e del suo grado d'impatto; più infatti un articolo è liberamente scaricabile, più facilmente potrà essere letto e quindi potrà essere più citato.

Per realizzare i suoi obiettivi, l'open access utilizza due strategie:
- l'auto-archiviazione in repository aperti a carattere istituzionale o disciplinare: l'autorepuò depositarela versione precedente la stampa (preprint), la versione stampata (publisher version) o la versione successiva a quella già pubblicata (post-print) del saggio, in accordo con le scelte relative al diritto d'autore e sottoscritte con l'editore;
- pubblicazione di saggi su riviste ad accesso aperto, che garantiscono la peer review e adottano un modello economico improntato a criteri di liberalità: i testi sono accessibili liberamente e gratuitamente a tutti; i costi di pubblicazione, quando richiesti, sono coperti da una quota versata dall'autore o dall'istituzione di appartenenza; la tendenza è comprendere i costi di pubblicazione nel budget stanziato per la ricerca.

(http://www.sba.unifi.it/Article540.html)