23/05/2023
In un’inchiesta del 1983 di Luciano Curino, Scusi, lei lo scriverebbe un romanzo con il computer?, autori come Moravia e Calvino esprimevano perplessità sui nuovi personal computer che stavano gradualmente entrando nelle case: la penna e la macchina da scrivere sembravano a quell’altezza ancora insostituibili. Sono passati solo quarant’anni e il tavolo degli scrittori è radicalmente mutato, diventando in alcuni casi quasi del tutto digitale e spesso fortemente connesso allo spazio del web. Come tutto ciò abbia influito e stia influendo sui processi di produzione dei testi letterari è ancora un territorio poco esplorato, con non poche conseguenze: stiamo perdendo un patrimonio per incuria e sottovalutazione del problema; non sappiamo come trattare i materiali nati in forma digitale, talvolta abbandonati in supporti obsoleti e fragili come floppy disk senza alcuna operazione di salvataggio e messa in sicurezza; non ultimo: abbiamo difficoltà ad attraversare criticamente questi archivi letterari, spesso caratterizzati da grandi masse di dati che dovremmo imparare a gestire e comprendere nel loro contesto di provenienza.
Il volume parte da una ricognizione introduttiva sul rapporto tra l’informatica e le scienze umane, interrogandosi su come passaggi epocali del Novecento (avvento del computer, di Internet e del Web) abbiano influito sulla produzione del testo letterario e sul concetto di archivio. Dà una definizione di born-digital, riportando le esperienze più significative nella gestione di archivi di autori contemporanei, come il fondo di Salman Rushdie, acquisito dalla biblioteca dell’Emory University, gli archivi di Michael Joyce, Norman Mailer, David Foster Wallace e di altri conservati presso l’Harry Ransom Center in Texas, e l’archivio di Wendy Cope della British Library. Delinea una mappatura delle esperienze italiane, con un’analisi del salvataggio in corso dei materiali di Franco Fortini contenuti in floppy disk. Offre infine una sintesi del primo progetto italiano dedicato al born-digital letterario, PAD – Pavia Archivi Digitali, con un approfondimento sul fondo di Francesco Pecoraro, l’archivio più complesso, contentente più di cinquantamila file: vengono illustrati i processi di acquisizione del fondo, di catalogazione e di studio critico, in cui sono state utilizzate tecniche di analisi quantitativa del corpus e di elaborazione del linguaggio naturale.