Il papiro di Vicenza (P.Vic.)

Un nuovo papiro latino del VI secolo

03/07/2024

Il papiro oggetto di questo studio ci fu segnalato da Renato Zironda, che avevo conosciuto come bibliotecario nella Biblioteca Civica Bertoliana di Vicenza durante le fasi di preparazione del catalogo dei manoscritti datati, pubblicato nell’anno 20001. Il dott. Zironda, assumendo l’incarico di bibliotecario presso i Musei Civici di Vicenza, aveva iniziato a riordinare i disegni e le stampe custoditi in alcune cassettiere; fra questi materiali trovò un papiro latino collocato sotto vetro entro una cornice di legno, una sistemazione museale con ogni probabilità di pieno Ottocento. Il ritrovamento fu comunicato immediatamente a Nicoletta Giové, poi a chi scrive; in breve tempo, alla fine del 2001, fu presa la decisione di trasferire il papiro a Firenze, presso l’Istituto Papirologico «G. Vitelli», sia per le esigenze di studio (l’Istituto possiede una straordinaria biblioteca specializzata, nota in sede internazionale) sia per la possibilità di un necessario ma assai circoscritto restauro, curato dal prof. Guido Bastianini, che ha ricollocato le fibre fuori posto nel margine superiore del papiro, nella speranza di potere recuperare qualche lettera fino a quel momento illeggibile. La prima notizia di questo papiro (d’ora in poi P.Vic.), in base alle ricerche di Zironda, emerge un secolo e mezzo fa in occasione di una ricognizione inventariale del Museo Civico. Questo dal 1855 aveva sede nel palladiano Palazzo Chiericati che, al venir meno degli antichi proprietari, era stato acquistato dal Comune nel 1838, insieme ad alcune sue pertinenze, destinandolo a uso pubblico dopo onerosi interventi di restauro e di allestimento.

Il giorno 18 ottobre 1862 la rinnovata «Commissione alla conservazione delle Cose Patrie», presieduta dall’abate Antonio Magrini, proseguendo l’inventario iniziato quattro giorni prima, tolse i sigilli alla stanza IV del piano nobile, stanza che nel volume pubblicato in occasione dell’inaugurazione del 1855 il Magrini aveva descritto come «gabinetto di fisica e di scienze geografiche». Nella ricognizione del 1862 la «stanza IV a tramontana del piano nobile ove esistono le macchine di fisica e molte stampe» presenta una natura fortemente composita, con macchine elettriche, strumenti meteorologici, globi terrestri e celesti, modelli delle piramidi egiziane e 908 incisioni conservate in una cassettiera; compaiono anche tre voci relative a quadri, una delle quali segnala il nostro papiro: «Quattro quadri con carte antiche geografiche. Altro quadro contenente un pappiro. Altro quadro contenente saggi di stoffe di Taiti». L’accostamento del papiro alle stoffe polinesiane (nonché la contiguità con i modelli delle piramidi) suggerisce l’ipotesi che in quell’allestimento fosse esposto come una curiosità esotica, come un reperto di una civiltà lontana. Non si conoscono documenti che attestino come P.Vic. sia giunto nelle collezioni del Museo Civico, ma per via indiziaria se ne possono almeno prospettare le circostanze. Nella sua pubblicazione sul palazzo Chiericati, a conclusione di una breve ricognizione del patrimonio del Museo Civico, il Magrini afferma: «Tutti questi tesori, frutto della generosità del Comune e dei cittadini nel corso di appena trent’anni, stavano sperperati qua e colà, quasi quasi ignoti o almeno non apprezzati». Il trentennio segnalato dal Magrini, in cui, in vista della costituzione del museo, vennero a raccogliersi quadri, statue, stampe, strumenti scientifici, reperti di storia naturale, ebbe probabilmente inizio poco dopo il 1822, quando per la prima volta (ma senza un effetto pratico) il Consiglio comunale deliberò l’acquisto del palazzo Chiericati. I maggiorenti vicentini, quasi tutti nobili, che con grande generosità dotarono il costituendo museo, sono ricordati da un’epigrafe posta a destra della porta di ingresso del Palazzo Chiericati; fra loro non emerge la figura di un cultore di documenti, di antichità romane o medievali, non si individua insomma una personalità vicentina, come Scipione Maffei fu per Verona, della quale si conoscano passione di raccoglitore e competenze antiquarie che permettano di associare il suo nome all’originario possesso del papiro.