03/05/2023
L’anno 2019 sarà ricordato per l’avvio della pandemia SARS-CoV2 e per aver sconvolto abitudini e stili di vita in tutte le parti del mondo. Quell’anno ha visto fortunatamente un altro evento virale: le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci (1419-2019). Non c’è stata platea culturale che non si occupasse di Leonardo – con convegni, articoli, mostre, libri, trasmissioni televisive, offerte formative nelle scuole di ogni ordine e grado. Leonardo, come accade da ormai molto tempo, ha monopolizzato l’attenzione, diffondendo occasioni disparate di riflessione in molti settori. Entrando nel flusso di questo grande movimento culturale ho proposto ad alcuni colleghi di cogliere l’occasione che ci veniva offerta, non tanto per indagare in chiave storiografica l’eredità leonardiana quanto per approfondirne il portato per il progetto di territorio. Questa collocazione un po’ insolita deriva da un ‘ingresso laterale’ allo studio del corpus leonardiano originato da un nucleo di studiosi urbanisti-territorialisti che si è progressivamente allargato ad altre discipline legate alle scienze del territorio.1 Come scriveva Gianni Rodari nella Grammatica della fantasia (1973), un sasso gettato nello stagno suscita in un attimo onde concentriche che coinvolgono tutto quello che trovavano attorno: l’avanzamento del movimento contamina settori disciplinari diversi che, come “la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore”, hanno “iniziato a reagire a entrare in rapporto fra loro”, propagandosi progressivamente in profondità, in tante direzioni, “smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari”. Ed è vero che la fertilizzazione incrociata di saperi (cross-fertilization), pratica bellissima e difficile che abbiamo sperimentato in questo anno di lavoro, ha mostrato come innumerevoli “eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad aver tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni” (ivi, 7).
Leonardo cartografo. Per rintracciare il contributo del cartografo le attività hanno inteso mettere in luce l’innovazione cartografica dei progetti leonardiani, nutriti da una straordinaria e specifica cultura della rappresentazione del territorio in cui appare una minuziosa cura dei rapporti e dei pesi strutturali fra la città e le componenti territoriali e ambientali. Leonardo, grande ammiratore di Tolomeo, fu infatti un originale cartografo, occupandosi di problemi tecnico-scientifici generali (misure e dimensioni della Terra, proiezioni geografiche) in funzione della redazione di carte regionali, mappamondi e globi, ma specialmente di prodotti cartografici a grande scala, funzionali a progetti di territorio di ordine ingegneristico-architettonico e urbanistico. I suoi elaborati (funzionali specialmente a progetti e interventi in materia di acque interne) sono frutto del lavoro sapiente di elaborazione e sistemazione dei materiali cartografici preesistenti nonché di operazioni originali, sotto forma di capillari ricognizioni sul terreno e di complessi calcoli per la determinazione a distanza del profilo altimetrico e per la livellazione dei terreni con la bussola e gli strumenti agrimensori. Molte di queste elaborazioni segnano una decisiva innovazione nella definizione di nuove modalità di rappresentazione del territorio nei tempi rinascimentali, mostrando la raffinatezza del disegno e della restituzione orografica ‘a sfumo’ con effetti suggestivi per la resa artistica e veritiera del contesto territoriale in grado di produrre un effetto plastico, anticipatore delle curve di livello e delle linee isometriche. I lavori hanno messo a fuoco il grado di innovazione cartografica di Leonardo rispetto al suo tempo, con la lettura ‘stratigrafica’ dei suoi prodotti, la specificità del minuzioso rilievo e l’attenta misurazione correlata alla conoscenza pittografica, la sottile soglia fra rilievo e progetto, la relazione fra committenza e ricerca teorica e sperimentale. Comprendere l’eredità leonardiana nella rappresentazione è apparso un obiettivo centrale per la costruzione di intense carte patrimoniali, richieste da diverse leggi sul governo del territorio (es. L.R. Toscana 65/2014), accompagnate da mappe di comunità, mappe interattive e tutto quello di cui l’urbanistica contemporanea necessita (Poli 2019).
Leonardo ingegnere idraulico. Leonardo ingegnere è stato un grande progettista di sistemi idraulici e territoriali. La riorganizzazione del sistema delle acque sottendeva complessi progetti economici e geopolitici, finalizzati al controllo della navigazione, con grande attenzione agli equilibri ambientali. Gli studi geografici e di sistemazione idraulica leonardiani affrontano infatti il tema della preservazione del territorio dalle esondazioni o della necessità di mantenere una portata costante del fiume e dei canali in modo sempre integrato, facendo sempre interagire le molteplici funzioni previste con i caratteri urbani e territoriali: dalle questioni della navigabilità, della portata costante, alla sistemazione dell’intero bacino fluviale e dei suoi affluenti, dalla connessione con le acque interne fino allo sbocco in mare. Alla base delle riflessioni progettuali di Leonardo stanno dunque da un lato la consapevolezza delle difficoltà nel costringere i corsi d’acqua naturali (con i quali avrà modo di confrontarsi a più riprese), dall’altro i grandi vantaggi derivanti dal controllo dell’acqua “per umano aiuto” e quindi con canali, argini e conche idrauliche. Un impegno civile, dunque, orientato all’azione e all’uso della risorsa acqua, che parte da una profonda conoscenza delle dinamiche naturali, delle dimensioni e proporzioni del fenomeno inserite in un quadro complesso di variabili territoriali. Sarà la conoscenza profonda del funzionamento complessivo del sistema città, e in particolare della città di Milano dove Leonardo è chiamato dagli Sforza, a consolidare il suo interesse e la sua competenza in campo idraulico: Milano, situata – assoluta anomalia nel contesto europeo – lontano da importati corsi d’acqua naturali (il Ticino e l’Adda) ma servita da una fitta rete di antichi e moderni corsi d’acqua regimati (i Navigli), diviene per Leonardo un vero e proprio modello di riferimento anche nella sua elaborazione teorica, in cui l’acqua svolge un ruolo plurimo. Per questa via si afferma dunque un modello di costruzione e di gestione integrata del sistema urbano e territoriale che presenta numerosi punti di contatto con quello che, modernamente, chiamiamo ‘progetto di territorio’.
Leonardo progettista urbano e territoriale. Quella immaginata da Leonardo è una città di flussi in attraversamento disposti in maniera ordinata, equilibrata ed esteticamente curata, che si confronta col problema igienico e con la necessità di ridefinire il volto e gli assetti urbani pre-rinascimentali. Nelle proposte leonardiane non c’è separazione, ma relazione proficua fra interno ed esterno, fra le diverse scale del progetto, che dal particolare sa sempre ricondurre all’insieme territoriale. Sebbene conoscesse e studiasse i trattati di architettura a lui coevi, supportato da sopralluoghi specifici Leonardo immagina soluzioni generali a partire dallo studio specifico e concreto di ciascun caso, disegnando ‘utopie concrete’, ovvero visioni di futuro che propongono spesso soluzioni innovative. Un’attività importante è certamente quella della progettazione delle strutture difensive della città, in cui emerge la grande conoscenza e la delicatezza nel rappresentare i particolari, come nel caso di Piombino o dei centri della Romagna. Ma la città leonardiana è ben più che una collezione di manufatti, è un sistema complesso il cui funzionamento dipende dall’interazione virtuosa di tutti i sottosistemi che lo compongono: essa mette radici nel suo territorio, con le vie d’acqua che la attraversano, gli orti che la nutrono, le persone che se ne curano, comunicando una visione integrata al territorio più ampio che la circonda (come in guerra) e l’abbraccia (come in pace). È stato fondamentale riflettere sulla modalità di costruzione del progetto territoriale leonardiano, interrogandosi sulla qualità dell’integrazione fra le varie componenti territoriali, sulla dialettica quali-quantitativa alla base delle soluzioni tecniche previste, sulla relazione fra conoscenza, intuizione e riflessione scientifica nella definizione dei progetti. Particolare attenzione è stata data all’integrazione fra disegno esplorativo e riflessione teorica per valorizzare il portato significativo del lascito leonardiano per il progetto territoriale, in una prospettiva tesa a valorizzare il confronto fra il documento storico e la realtà attuale, indagato anche attraverso le più nuove tecnologie radicate nel virtuoso contesto delle digital humanities. I lavori hanno analizzato inoltre il rapporto fra sapere contestuale e sapere generale nel ruolo euristico del disegno e della raffigurazione, l’uso della cultura della classicità e della trattatistica coeva per produrre innovazione, mettendo in luce come l’eredità delle teorie e delle visioni progettuali di Leonardo possa aiutare a risolvere le drammatiche criticità presenti nelle urbanizzazioni contemporanee, diffuse, sconfinate, decontestualizzate, degradate.