Mezzi di scambio non monetari. Merci e servizi come monete alternative nelle economie dei secoli XIII-XVIII / Alternative currencies. Commodities and services as exchange currencies in the monetarized economies of the 13th to 18th centuries
Edited by: Orlandi, Angela
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Mezzi di scambio non monetari. Merci e servizi come monete alternative nelle economie dei secoli XIII-XVIII

18/05/2024

Secondo Adam Smith, lo sviluppo della divisione del lavoro giustificò l'intensificazione delle transazioni di baratto e, in definitiva, la nascita del denaro. Il passaggio dal baratto al denaro (anche moneta-merce) sarebbe quindi il segno dell’evoluzione dall’economia naturale all'economia monetaria. Tuttavia, il "paradigma del selvaggio dedito al baratto" e l'uso principale dello stesso, sono stati fortemente contestati da Karl Polanyi per il quale "il baratto, il pagamento in natura e lo scambio costituiscono un principio di comportamento economico che dipende dall'efficacia del modello di mercato". Anche Fernand Braudel ha sottolineato l'esistenza del baratto "nel cuore delle economie monetarie". Sulla stessa linea, le ricerche più recenti di storici e antropologi come David Graeber, hanno smantellato questa "favola del baratto", impegnandosi a non riconoscere il baratto, il pagamento in natura e lo scambio come pratiche necessariamente "primitive" o del tutto opposte all'uso della moneta fiduciaria o commerciale.

La LIV Settimana è stata dedicata allo studio dell'importanza e dell'esatta collocazione di tali pratiche di scambio alternative nelle economie dei secoli XIII-XVIII. Se l’espressione “monete alternative” viene riferita generalmente al denaro usato in alternativa ai sistemi monetari nazionali o multinazionali dominanti, noi vorremmo focalizzare l’attenzione sui beni e servizi usati come mezzi di pagamento nel baratto imperfetto o nei pagamenti in natura delle economie monetarizzate nei secoli XIII-XVIII. La teoria monetaria in effetti si è concentrata principalmente sul credito, la moneta di conto e la moneta reale sotto forma di moneta sonante o di carta moneta. Tuttavia, una caratteristica sorprendente della circolazione del denaro è che le monete o la carta moneta non impedivano i pagamenti in natura, anche parziali. Questa prospettiva sul baratto è stata interpretata come il segno di un mondo con "scarso denaro", limitato alle campagne e a periodi di carenza di denaro o come un modo per sfuggire alla determinazione del valore dei beni da parte delle autorità:argomentazioni confutate da ricercatori come Laurence Fontaine, Craig Muldrew o Jean-Michel Servet. Il baratto è stato a lungo definito come una pratica conseguente all'assenza di contanti e, sotto questo aspetto, il mondo agricolo è spesso considerato il luogo per eccellenza di questo tipo di scambio alternativo. Tuttavia, sarebbe un errore limitare tale pratica alle zone rurali. Se entriamo nei dettagli dei pagamenti di molti contratti, vediamo che questi metodi erano presenti anche in città. Inoltre, collegando la scelta del baratto alla mera mancanza di denaro, viene scartata l’ipotesi che esso rappresentasse una scelta, dato che non vi sono indicazioni in merito a una sua adozione generalizzata. I mezzi di scambio alternativi su cui la Settimana ha voluto focalizzare l'attenzione vanno oltre i semplici palliativi. Entrano in gioco altre logiche: ogni volta vi sono ragioni, significati e conseguenze economiche diverse che devono essere messe in discussione per capire le caratteristiche specifiche di ogni pratica documentata. Questi pagamenti, parzialmente o interamente in natura, si trovano in tutte le attività economiche come nella produzione, nei mercati, nei salari e nel consumo.