Pubblicità, educazione e diritto in Kant

27/01/2023

Il punto di partenza del volume è la convinzione che il concetto di “pubblicità” collegato al potere sia centrale nella riflessione kantiana, soprattutto quale parte del più ampio problema del rapporto tra politica e morale. Poiché Kant intende per politica la dottrina applicata del diritto e con morale la dottrina teoretica del diritto, la pubblicità è essenzialmente un principio giuridico sulla base del quale fondare l’assetto istituzionale giusto. Ma è anche qualcosa che oltrepassa i limiti di questo contesto o, a seconda del punto di vista che assumiamo, penetra più in profondità: la pubblicità riguarda anche e soprattutto l’uso che ogni singolo individuo fa della propria ragione.

A partire da questa breve premessa, il volume intende dar conto delle diverse accezioni del concetto di “pubblicità” rintracciabili nei testi kantiani: esso può essere inteso, nel contesto del diritto pubblico, come legato all’universalità e alla generalità delle massime dell’agire; ma rendere pubblico significa, per Kant, anche manifestare qualcosa a una certa platea; pubblico è, inoltre, quell’uso della ragione che fa colui che si pone come studioso di fronte al mondo, un uso “libero”, che può consentire anche la critica delle norme alle quali siamo soggetti. Lo scopo della prima parte del volume è quella di delineare limiti, soggettivi e oggettivi di un possibile e auspicabile controllo pubblico del potere, che i cittadini/sudditi sono chiamati a esercitare e che coloro che detengono il potere politico devono garantire. Propongo che tale controllo pubblico sia pensato su più livelli, mantenendo come ideale regolativo dell'agire politico la forma di governo repubblicana, in cui tale controllo diventa garantito strutturalmente. Nella seconda parte il discorso sulla pubblicità è legato strettamente al tema dell’educazione ed ha come punto di partenza il concetto di pubblicità come metodo illuministico.

Qui l’uso pubblico della ragione non è tanto indagato in quanto perno del controllo pubblico del potere, quanto piuttosto come pratica che il singolo individuo dovrebbe avere il coraggio di fare propria, acquisendo gli strumenti e le competenze necessari per far sì che questo utilizzo sia consapevole. L’obiettivo di questa seconda parte è quindi di illuminare quella dimensione individuale che risultava già essere così strettamente saldata alla dimensione collettiva/istituzionale, cercando di rispondere alle seguenti domande: si può essere educati alla pubblicità? Tale tipo di educazione a quale soggetto e/o istituzione è ascrivibile? Per rispondere a queste domande la riflessione si interesserà anche dei rapporti tra diritto e etica.